Incastonata nel cuore delle Alpi Lepontine, all’estremo nord del Piemonte, la splendida Val Formazza è un vero paradiso naturale. Circondata da vette che sfiorano i 3400 m, le sue montagne ospitano estesi ghiacciai, alpeggi d’alta quota e immensi laghi alpini. Le acque di questi bacini danno origine, più a valle, al fiume Toce e alle spettacolari cascate del Toce. Lungo il corso del fiume sorgono i pittoreschi borghi Walser di Riale, Canza e Formazza.
I numerosi sentieri per trekking in Val Formazza, che si distribuiscono nell’intero territorio, regalano panorami mozzafiato e permettono di scoprire, oltre alle meraviglie naturali, le testimonianze storiche e culturali di questo angolo del Piemonte: dalla colonizzazione Walser, popolazione presente nella zona fin dal Medioevo, allo sfruttamento idroelettrico dell’ultimo secolo, che ha dato vita a imponenti laghi artificiali, come il Lago del Sabbione, il Lago Toggia e il Lago di Morasco.
La rete di sentieri escursionistici è vasta: alcuni di essi sono alla portata di tutti, comprese famiglie con bambini, mentre altri percorsi in alta quota risultano più impegnativi e richiedono un discreto allenamento ed esperienza di montagna. Molti di questi percorsi sono adatti anche alla mountain bike.
Anche i rifugi sono numerosi e disseminati lungo quasi tutta la valle, offrendo pernottamento e piatti golosi a camminatori e ai mountain biker.
Ecco dunque una cospicua selezione di alcuni dei migliori trekking e percorsi MTB in Val Formazza, con indicazioni sulla percorribilità, livello di difficoltà.
1. Trekking lago del Toggia e Passo San Giacomo
Il trekking al lago del Toggia e al passo San Giacomo è una delle più classiche e famose escursioni in Val Formazza, adatta anche agli escursionisti meno esperti e a famiglie. Il percorso si sviluppa quasi interamente su strada sterrata, il che lo rende adatto anche alla mountain bike o a bellissime ciaspolate nel periodo invernale.
Il valico del San Giacomo (2308 m) divide geograficamente l’Italia dalla Svizzera; storicamente, assieme al passo del Gries, fu un’importante via di comunicazione attraverso cui popoli e merci viaggiavano dalla Svizzera verso la pianura padana e viceversa.
Vista sul versante svizzero dal passo San Giacomo
Per raggiungere il passo si sfrutta una comoda strada in terra battuta che sale da Riale: questo tracciato venne realizzato durante la costruzione degli invasi idroelettrici dell’alta val Formazza. Anche se non è stata ancora collaudata per il transito automobilistico pubblico, tutt’oggi interdetto, la strada rimane praticissima per salire a piedi o in MTB.
Da Riale, la salita dura all’incirca 1 ora con un dislivello di 400 m, arrivando a quota 2150 m. Gli ultimi tornanti regalano già notevoli panorami, aprendosi anche sul sottostante lago di Morasco. Superato il primo dislivello, al bivio teniamo la sinistra verso il rifugio Maria Luisa, prima tappa che incontreremo. Con un ultimo piccolo strappo guadagniamo la diga del Toggia, un muro lungo 200 metri e alto 44 da cui si domina l’intero lago.
Il rifugio Maria Luisa in inverno
La diga del Toggia coperta dalla neve
Il percorso sterrato prosegue sulla sponda sinistra dell’invaso: dopo altri 4 km si arriva infine al Passo San Giacomo e al confine svizzero. Poco prima del passo, sulla destra, si possono notare una serie regolare di piloni: è ciò che resta del Wagristoratore, un ristoro alpino progettato dall’architetto Piero Portaluppi (lo stesso progettista di molte centrali idroelettriche ossolane), distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dal San Giacomo è possibile tornare a Riale descrivendo un percorso ad anello che tocca i bellissimi laghi naturali del Boden. Seguendo il sentiero che a mezza costa, in circa 45 minuti si sale alla Rupe del Gesso e ai laghi del Boden, per poi ridiscendere tra praterie di alta quota fino a raggiungere l’Alpe Kastel e il vicino lago Kastel. Da qui si ritorna sulla pista per Riale.
Il Lago Toggia e il percorso sterrato per il San Giacomo visti dall’Alpe Kastel
2. Trekking lago del Vannino e lago Sruer
La valle del torrente Vannino, originata da una conca glaciale, occupa la parte occidentale della Val Formazza e ospita due splendidi gioielli nascosti: il lago Vannino e il lago Sruer, ampi bacini caratterizzati da un color turchese molto accentuato. Pur essendo di origine naturale, assieme al lago Busin inferiore che si trova più a sud, la costruzione delle dighe agli inizi del XX secolo ha aumentato la portata dei laghi, trasformandoli in bacini molto più imponenti.
Vista sul lago del Vannino
Per effettuare il trekking al lago Vannino e lago Sruer vi sono due opzioni: è possibile prendere la comoda seggiovia del Sagersboden da Valdo (Formazza), che porta direttamente a quota 1772 mt permettendo di risparmiare circa 400 metri di dislivello. In alternativa si può salire a piedi dal piccolo borgo Walser di Canza (1419 m), a circa 2,5 km da Formazza. Da Canza ci si addentra nel bosco lungo la carrozzabile che risale le pendici del monte. Seguendo indifferentemente la carrozzabile oppure il sentiero parallelo più stretto (a sinistra al primo bivio), si affronta una sostenuta salita fino al punto di arrivo della seggiovia.
Il sentiero che dal Sagersboden porta all’alpe Vannino
Dal Sagersboden seguiamo le indicazioni per il lago Vannino / Rifugio Margaroli (sentiero G99). Superati i ripidi tornanti nel bosco di abeti, ci ritroviamo a camminare sul pianoro che costeggia il torrente. Ignorando le indicazioni per il rifugio Myriam, camminiamo lungo la vallata oltrepassando una bella cascata e la cosiddetta “dighetta”, un antico sbarramento mai entrato in funzione. Dopo altri 45 minuti di camminata in piano, scorgiamo finalmente il muraglione della diga del Vannino, sovrastata dal rifugio Eugenio Margaroli. Guadagnato il pianoro che ospita il rifugio, il lago Vannino si mostra in tutta la sua bellezza. Il forte color turchese è dovuto all’alta concentrazione di sedimenti minerali disciolti nelle sue acque. I prati tutt’intorno costituiscono l’Alpe Vannino, zona di pascolo e di produzione del formaggio Bettelmatt.
Lago Vannino visto dal rifugio Margaroli
Fare il giro completo del lago richiede circa 1 ora, mentre per raggiungere il lago Sruer occorre affrontare una breve salita (20 minuti circa) lungo un sentiero stretto ma sicuro. Il lago, anch’esso di un bel color turchese leggermente più torbido, si mostra incastonato tra le vette che chiudono la valle, tra cui si riconoscono le guglie bianche del Lebendun. Il nome deriva dal tedesco e significa probabilmente “siero” (del latte).
Lago Sruer
Percorrendo la strada a ritroso, il panorama è dominato nuovamente dal lago Vannino sormontato dal massiccio del monte Giove. Utilizzando il rifugio Margaroli come base è possibile percorrere altre escursioni in zona, come per esempio l’esplorazione del laghi del Busin, il passo del Nefelgiù che permette il collegamento con il lago di Morasco, oppure la salita alla Guglie del Lebendun o alla Punta d’Arbola.
Stelle alpine nei pressi del Lago Sruer
3. Escursione al Passo del Gries dalla diga di Morasco
Il trekking al passo del Gries (2479 m) tocca due grandi laghi alpini, Morasco e Griessee, attraversando l’incantevole alpeggio dell’alpe Bettelmatt per poi regalare, una volta arrivati al passo, panorami indimenticabili sulle cime circostanti e sul ghiacciaio del Gries. Piuttosto impegnativo, è sconsigliato ad escursionisti alle prime armi.
Il passo del Gries con il lago e le pale eoliche sullo sfondo
Storica via di comunicazione tra la Val Formazza e il Canton Vallese, il passo è stato per secoli la via più diretta fra la pianura lombarda e la Svizzera centrale, attraverso cui transitavano uomini e merci. La rilevanza storica del passo del Gries ha fatto sì che la Svizzera lo includesse ufficialmente nel 2002 nella “Via dello Sbrinz”, l’antica via commerciale attraverso cui il formaggio Sbrinz e altre merci preziose venivano esportate nel Nord Italia.
Anche questo itinerario ha inizio a Riale, vicino alla diga del lago di Morasco dove è presente un comodo parcheggio a pagamento. Dopo aver affrontato la semplice salita alla diga, costeggiamo il versante destro del lago di Morasco per circa 2 km, fino ad incontrare le indicazioni per Passo del Gries / Alpe Bettelmatt (Sentiero G00).
Abbandoniamo l’ampia strada sterrata per addentrarci tra gli alpeggi seguendo un sentiero più stretto. Dopo una mezz’ora di salita arriviamo all’incantevole pianoro dell’Alpe Bettelmatt (2098 m), conosciuta per essere uno dei pochi luoghi di produzione dell’omonimo formaggio. Il prato che ricopre l’alpeggio dà il meglio di sè in piena estate, quando si presenta ricoperto di fiori e solcato da alcuni torrenti che scendono dalle montagne. Il silenzio regna sovrano, interrotto solo dai fischi delle marmotte che abbondano in questa zona.
Alpe Bettelmatt
Una Marmotta fotografata presso l’Alpe Bettelmatt
Seguiamo di nuovo le indicazioni per il passo, affrontando una salita decisamente più impegnativa della precedente, su sentiero accidentato che richiede passo sicuro e una buona dose di attenzione, soprattutto in discesa. Finalmente, dopo circa 45 minuti di salita, guadagniamo il passo, segnato da una piccola croce di vetta e da un bivacco.
Ai nostri occhi il passo si presenta come una larga insellatura, dalla forma resa irregolare da numerosi detriti morenici lasciati dal ghiacciaio del Gries, oggi profondamente ritiratosi. La lingua del ghiacciaio è infatti visibile alla nostra sinistra, parzialmente nascosta dalla Punta dei Camosci (3044m). Davanti a noi il panorama è invece dominato dal Lago Gries, originato dalla fusione del ghiacciaio, e dalla sequenza di pale eoliche che svettano nel panorama montano. Alla nostra destra, vicinissimo, svetta invece il Corno Gries.
Particolare del ghiacciaio del Gries
La discesa avviene lungo la stessa strada, regalando altri magnifici panorami sull’alpe Bettelmatt e sulle vette della Val Formazza, tra cui spicca la Punta d’Arbola, che ospita il ghiacciaio del Sabbione.
Vista sulla Punta d’Arbola
Come alternativa è possibile prolungare di molto l’escursione descrivendo un itinerario ad anello di circa 24 km: si prosegue sulla destra attraversando la stretta valle sottostante il Corno Gries, in territorio svizzero; si supera un rifugio attrezzato per poi rientrare in Italia attraverso il passo San Giacomo. Da qui, costeggiando il lago del Toggia, si ridiscende verso Riale.
4. Trekking al Lago Nero
Una escursione meno conosciuta e meno frequentata rispetto agli altri percorsi già citati, che si snoda in uno degli angoli più remoti della Val Formazza. Ho già parlato in maniera approfondita di questa escursione in un articolo dedicato proprio al trekking al Lago Nero.
Il percorso è piuttosto semplice nella sua prima parte, adatta anche alla MTB, mentre la seconda parte richiede un minimo di allenamento e di esperienza pregressa.
Il sentiero per il lago Nero, che costeggia il lago Kastel
La partenza avviene come di consueto dall’abitato di Riale: imbocchiamo la strada sterrata verso il rifugio Maria Luisa. Poco prima del rifugio incontriamo un bivio: seguiamo le indicazioni per il lago Kastel (sentiero G22), costeggiando le sue sponde fino all’alpe Ghighel. Qui troveremo le indicazioni per il Lago Nero, che raggiungeremo dopo aver affrontato una difficile salita lungo una pietraia, seguendo gli ometti che segnano il sentiero.
Il lago Nero
La fatica sarà ampiamente ripagata dalla vista delle acque blu del lago, incastonato in un piccolo avvallamento roccioso.
Per approfondire questa escursione, leggi l’articolo dedicato.