In questo articolo voglio presentarvi una escursione nella splendida Val Vigezzo che, forse più di tante altre, ci permette di immaginare come si svolgeva la dura vita del montanaro di una volta: una routine caratterizzata da continui spostamenti per condurre il bestiame sugli alpeggi e pasti frugali spesso consumati sui pascoli. La valle che ospita questa escursione, situata al confine con la Svizzera, è una terra il cui fascino discreto attira ogni anno centinaia di turisti ed escursionisti. La destinazione finale del nostro trekking in Val Vigezzo è il lago Panelatte, situato a 2063 m. Camminando lungo una storica mulattiera, ripercorreremo idealmente l’antica strada che gli alpigiani utilizzavano per condurre il bestiame ai pascoli alti, durante la stagione estiva. Attraverseremo baite abbandonate e antichi alpeggi, raggiungendo infine il lago Panelatte e successivamente la Forcola di Larecchio, che ci regalerà un magnifico panorama sulle montagne e sulle valli circostanti.
Questa escursione non presenta tratti rischiosi o esposti ed è generalmente considerata adatta a tutti. Richiede tuttavia un grande sforzo fisico, sia a causa dell’elevato dislivello, sia a causa del gran numero di scalini che formano la mulattiera, i quali possono seriamente mettere alla prova le gambe. Per questo consiglio il trekking al Lago Panelatte solo a camminatori piuttosto allenati.
Val Vigezzo, la valle dei pittori
La bella Val Vigezzo, confinante con la Svizzera, si dirama a est della Val d’Ossola, mettendo in comunicazione l’Italia con la Svizzera. L’altitudine media dei suoi rilievi varia da 600 – 800 m fino agli oltre 2000, caratteristica che permette di apprezzare una grande varietà di specie vegetali: nel fondovalle troviamo prevalentemente castani, betulle, robinie, salici e ciliegi. Salendo di quota si estendono invece fitti boschi di faggi, abeti, pini e larici, intervallati da pascoli, alpeggi, fresche cascatelle, torrenti e pietraie.
Terra ricca di arte e storia, la Val Vigezzo è anche conosciuta anche come “la valle dei pittori” in quanto terra natia di molti paesaggisti e ritrattisti che, emigrati, hanno avuto carriere piuttosto fortunate in giro per il mondo. I meravigliosi panorami della valle ispirarono fortemente le opere di tali artisti, contribuendo alla loro fama e successo.
Il percorso: partenza da Arvogno lungo la mulattiera storica
Il luogo di partenza si trova a Toceno, presso la frazione di Arvogno (1247 m). Il parcheggio dove lasciare l’auto si raggiunge da Santa Maria Maggiore attraversando prima Toceno, prendendo poi la strada verso Arvogno, che prosegue in salita. Si tratta di una strada a tornanti piuttosto stretta, ed è consigliata prudenza nella guida, sia per le auto che possono sopraggiungere in senso opposto sia per l’eventuale presenza di animali al bordo della carreggiata. Uno dei due spiazzi in cui parcheggiare l’auto si trova nei pressi del rifugio Il Moro, mentre il secondo lo troverete più avanti nei pressi del ponte sul torrente Melezzo.
Lasciata l’auto, superiamo il ponte ammirando sotto di noi una piccola quanto violenta cascata. Possiamo scegliere se seguire la strada asfaltata oppure il sentierino sulla destra: i percorsi, entrambi in salita, si riuniscono poco più a monte nei pressi dell’alpe Verzasco (1393 m), dove si trovano alcune baite.
In questo punto ha inizio la mulattiera di gradoni, formati da grosse lastre di pietra locale: in passato tale sentiero veniva utilizzato durante l’estate dagli alpigiani di Toceno e Druogno per condurre il bestiame sugli alpeggi di alta quota. È proprio grazie alla sua importanza che la mulattiera si presenta ancora oggi molto ben conservata e segnalata.
Affrontiamo i gradoni uno dopo l’altro, immersi in un incantevole bosco di faggi, risalendo a mezza costa il versante della Pioda di Crana (2430 m). Il sentiero sale in modo costante, pur non avendo una pendenza particolarmente accentuata; il continuo susseguirsi dei gradoni mette tuttavia alla prova gambe e ginocchia, rendendo piuttosto faticosa la salita.
Alpe Villasco e Alpe I Motti
Dopo aver superato alcuni ruscelli, sempre seguendo la mulattiera, incontriamo il pianoro di Alpe Villasco (1644 m), caratterizzato da un prato a erba alta, dove sorge una baita disabitata in cattivo stato di conservazione e una fontana a cui fare rifornimento d’acqua. Da qui in poi gli alberi iniziano a farsi più radi lasciando il posto ad ampie distese di prato. Superata la fontana usciamo del tutto dal bosco, incontrando dopo altri 15 minuti di cammino l’Alpe I Motti (1844 m), un alpeggio che ospita due grandi malghe per accogliere il bestiame e una più piccola baita che funge da alloggio per i pastori. L’Alpe I Motti regala i primi veri scorci di panorama di questa escursione, con una bella vista sulla valle sottostante attraversata dal Rio Verzasco.
Il sentiero prosegue ora in una salita più sostenuta, con gradini più stretti e talvolta un poco dissestati. Il prato è disseminato da bassi cespugli di rododendro che, durante la mia escursione in piena estate, erano in piena fioritura. I rododendri in fiore, assieme a cespugli di mirtillo selvatico e piante di lamponi, ci accompagneranno fino alla fine dell’escursione, riempiendo il prato di tanti puntini colorati: è facile immaginare che paesaggi variopinti come questo possano certamente aver ispirato i pittori della Val Vigezzo
Dopo altri 20 minuti di salita, incontriamo l’ultima tappa intermedia prima dell’arrivo al lago: la cappella votiva di San Pantaleone (1992 m), che offre un ricovero di emergenza in caso di maltempo. Posta su un pianoro che domina la vallata, dalla cappella si gode di un’altra magnifica veduta panoramica.
Lago Panelatte e Forcola di Larecchio
Ignoriamo le indicazioni per il vicino Passo di Fontanalba e seguiamo invece quelle per il Lago Panelatte (2062 m), che raggiungiamo dopo altri 15 minuti di marcia. Lo specchio d’acqua, di origine glaciale, si trova alle pendici del Pizzo del Corno: la pietraia che scende dal suo versante lambisce parte delle sponde, mentre il restante perimetro del lago è circondato da rigoglioso prato, sempre disseminato di cespugli di rododendro. Una curiosità: il nome di questo lago deriva probabilmente dalla tipica torta vigezzina pane e latte, che spesso veniva consumata dagli alpigiani sulle sponde del lago, durante una delle soste richieste dai lunghi trasferimenti di bestiame. Dalla piana del lago si possono apprezzare le montagne vicine, come il Pizzo di Campolatte (m 2306 m) e il Pizzo Medaro (2553 m), vetta più alta della Valle Vigezzo, oltre alla valle dei Bagni di Craveggia più in basso.
L’escursione potrebbe dirsi conclusa con l’arrivo al lago Panelatte, che già da solo regala molte soddisfazioni. Per chi volesse proseguire il trekking, consiglio di procedere verso la Forcola di Larecchio (2148 m), che si raggiunge in 15-20 minuti di cammino su un sentiero in leggera salita, per nulla faticoso. Salendo si può apprezzare la vista del lago dall’alto, ammirando la sua forma allungata e le acque verdi-azzurre. Raggiunta la Forcola si apre un altro fantastico panorama verso la valle Agarina, da cui fa capolino il blu intenso dell’isolato Lago di Larecchio.
Percorsi alternativi e ritorno
Per i camminatori più assidui che volessero allungare ulteriormente il trekking, dal Lago Panelatte si può risalire fino al Pizzo del Corno (2280 m) affrontando i 200 metri di dislivello che ci separano dalla vetta. La salita è faticosa e non molto agevole in quanto manca un vero e proprio sentiero, ma la vetta regala un panorama memorabile. Un’altra possibilità è quella di sconfinare nella valle Agarina scendendo verso la diga del lago di Larecchio, un bacino artificiale isolato a quota 1857 m.
Il ritorno avviene invece a ritroso, ripercorrendo la stessa mulattiera dell’andata.