Uno specchio d’acqua su cui si riflettono cime montuose alte oltre 3000 metri, un panorama mozzafiato su tutta la valle e, non ultimo, un sentiero che conduce all’albero più vecchio delle Alpi: questi sono gli scenari che regala il trekking al Lago Pirola in Valmalenco.
Conosciuta e apprezzata per la sua natura e per le piste da sci, la Valmalenco offre moltissimi sentieri per trekking di varie difficoltà che si snodano tra laghetti alpini, alpeggi e boschi di larici, ma anche estesi ghiacciai, pietraie e vie ferrate. L’escursione che vi presento in questo articolo mi ha particolarmente colpito per la bellezza dei panorami che offre.
Partendo dal paese di Chiareggio, ci si inoltra nella Val Ventina, una piccola vallata laterale. Si prosegue lungo il cosiddetto sentiero del Larice Millenario, che conduce in quota nei pressi di un gruppo di larici plurisecolari. Prolungando l’escursione si arriva al bellissimo lago Pirola, per poi ridiscendere a valle descrivendo un itinerario ad anello.
Questo percorso, molto bello ed appagante, non è purtroppo alla portata di tutti: è richiesta una buona esperienza pregressa di montagna, a causa dell’impegnativo dislivello e della presenza di pietraie nel tratto che costeggia il lago. A ciò si aggiunge anche la segnaletica non sempre facile da individuare lungo alcuni tratti in quota. Vediamo quindi nel dettaglio che cosa ci riserva questo bellissimo trekking in Valmalenco.
Da Chiareggio al rifugio Gerli-Porro
Punto di partenza di questa escursione è l’abitato di Chiareggio, raggiungibile da Sondrio in circa 40 minuti di auto. I parcheggi si trovano lungo l’unica strada che attraversa il paese, appena prima dell’inizio dell’abitato. Da Chiareggio superiamo il ponte che attraversa il torrente Mallero e seguiamo le indicazioni per i rifugi Gerli-Porro e Ventina (1 ora).
Seguiamo una strada in terra battuta che procede in leggera salita, inoltrandoci in un bosco di larici e abeti. Man mano che saliamo, la pendenza aumenta e il fondo si fa più sconnesso, senza tuttavia incidere sulla fatica, che ancora non si fa particolarmente sentire. Guardandoci alle spalle possiamo già godere di una splendida vista sulla vallata, caratterizzata dall’acceso colore dei larici che, al momento della mia escursione erano in pieno foliage.
Vista sull’imbocco della Val Ventina con il foliage autunnale
Il sentiero descrive una larga curva seguendo il versante della montagna e introducendosi nella Val Ventina, vallata laterale della Valmalenco. Dopo circa 1 ora dalla partenza, giungiamo al rifugio Gerli-Porro (1965 m), posto a breve distanza dal rifugio Ventina poco più avanti. Dal pianoro che ospita il rifugio è ben visibile la scenografica lingua del ghiacciaio Ventina, un esteso ghiacciaio piuttosto facile da raggiungere.
Il rifugio Gerli-Porro
Trekking in Valmalenco: alla scoperta dei larici plurisecolari
Poco dopo il rifugio Gerli, seguiamo la traccia verso sinistra (indicazioni: lago Pirola / Sentiero larice millenario) che ci porterà alla scoperta dei larici secolari della Valmalenco. Affrontiamo una impegnativa salita a zig zag, tenendoci a lato di una estesa pietraia: si tratta degli sfasciumi che si staccano dal Torrione Porro, la cima sovrastante, precipitando verso valle. Dopo circa 200 faticosi metri di dislivello, quando l’inclinazione si fa più dolce, ci troviamo davanti a una distesa di grosse pietre rossastre, che superiamo facendo gli equilibristi tra le rocce.
Le indicazioni per il sentiero del larice millenario. Sullo sfondo è visibile la lingua del ghiacciaio Ventina.
È proprio in questo punto che inizia uno dei punti più “magici” della nostra escursione in Valmalenco. In questa area, alcuni anni fa, è stato identificato un gruppo di larici e pini mughi molto vecchi: parliamo di una età media di quattro/cinquecento anni. L’età di ciascun albero è stata rilevata scientificamente mediante la dendrocronologia, tecnica che garantisce una datazione estremamente accurata. Capostipite di questo longevo gruppo è un maestoso larice millenario, ancora vivo. Questo larice è considerato a tutt’oggi l’albero più vecchio, con età certa, presente nelle Alpi.
Vista sulla zona dei larici secolari, in Val Ventina
Man mano che procediamo lungo il sentiero, notiamo vari alberi molto alti e dal tronco imponente; alcuni sono ancora vivi, altri ormai secchi. I cartelli posti alla loro base, che riportano il numero identificativo e l’età, ci fanno capire che si tratta di esemplari plurisecolari. Tra gli esemplari che ho osservato nel corso della mia escursione, segnalo due larici ancora vivi germogliati rispettivamente nel 1618 e nel 1569. Molto antichi sono anche i tronchi che giacciono tra le rocce, appartenenti ad alberi ormai morti e sradicati. Di uno di questi tronchi, privo della corteccia e sbiancato dal sole, il cartello ci informa che apparteneva a un larice germogliato nel 1275 e morto nel 1665: era vissuto per ben 390 anni, ed è incredibile pensare che questo tronco sia qui, immobile tra le rocce, da più di 300 anni.
Uno dei larici secolari che sopravvive dal 1618.
L’impressionante tronco di un larice germogliato nel 1275 e morto nel 1665.
Al cospetto del larice millenario
Finalmente giungiamo al cospetto di Matusalemme: il larice millenario, opportunamente segnalato, si erge fiero verso l’alto come a voler rivaleggiare con le montagne. Non è così imponente come ci si aspetterebbe, forse a causa del terreno poco generoso; tuttavia è in buona salute e i suoi rami sono ancora ricchi di aghi. Il cartello alla sua base ci dice che è nato nell’anno 1007: ha la bellezza di 1017 anni.
Escludendo i presunti larici millenari di Santa Geltude in Val d’Ultimo, la cui età non è stata ancora confermata scientificamente, il larice millenario della Valmalenco è di fatto l’albero più vecchio delle nostre Alpi di cui si abbia notizia.
Il larice millenario con il Monte Disgrazia sullo sfondo.
La sommità del larice, che è stata colpita da un fulmine e per questo appare rinsecchita.
Torrione Porro e lago Pirola
Lasciati i larici plurisecolari alle spalle, proseguiamo il nostro trekking in Valmalenco verso il lago Pirola. Riprendiamo a salire faticosamente seguendo la traccia che sale lungo pietre e sfasciumi, seguendo gli ometti indicatori. Dopo aver guadagnato altri 150 m di dislivello ci ritroviamo su un pianoro. Il sentiero si biforca: a destra si va al lago Pirola, mentre andando a sinistra guadagneremo la cima del Torrione Porro (2435 m). Il mio consiglio è di prendere quest’ultima direzione, che ci porterà in circa 10 – 15 minuti alla vetta.
La salita, non facilissima, presenta alcuni punti esposti, ma il panorama ripagherà di tutta la fatica. La vista a 360° è eccezionale: a sud-ovest si può ammirare la Val Ventina nella sua interezza, dominata dal massiccio del Monte Disgrazia e dalla lingua del ghiacciaio. A nord-est scorgiamo le cime più alte delle Alpi Retiche Occidentali, tra cui, in lontananza, il Pizzo Bernina. Sotto di noi, lo specchio blu del lago Pirola, che raggiungeremo più tardi.
La vetta del Torrione Porro
Vista sul Lago Pirola dal Torrione Porro.
Panorama sulla Val Ventina.
Particolare del ghiacciaio del Ventina.
Ridiscesi con cautela dal Torrione Porro, si prosegue verso le sponde del lago Pirola: tutta quest’area, dove l’erosione è molto accentuata, è ricoperta da pietre e sfasciumi, che sarà necessario attraversare con la dovuta attenzione, seguendo gli ometti segnavia. In alcuni punti le indicazioni CAI risultano assenti o sbiaditi ed è necessario prestare molta attenzione per non sbagliare strada; talvolta sarà necessario deviare dalla traccia principale per superare qualche ostacolo o qualche grosso masso.
Tocchiamo infine le sponde del lago nel suo vertice più orientale. Da questo punto la pietraia lascia il posto a un terreno battuto, decisamente più stabile. Una breve salita ci porta a percorrere un sentiero panoramico leggermente più in quota, costeggiando la sponda settentrionale del lago. Giungiamo infine alla diga del Pirola, da cui ci godiamo l’ultima vista sul lago prima di affrontare la discesa.
La diga del Pirola.
La discesa verso Chiareggio
Dalla diga seguiamo il sentiero ben evidente e segnalato che ridiscende verso Chiareggio, concludendo così il nostro trekking al lago Pirola in Valmalenco. La discesa, piuttosto ripida e discretamente impegnativa, si sviluppa interamente nel bosco, attraversando di tanto in tanto qualche torrente, riportandoci a Chiareggio in circa 1 ora e 15 minuti.
Presso l’alpe Pirola, a quota 2102 m, è presente una deviazione che in circa 40 minuti, aggirando il versante della montagna, conduce nei pressi del rifugio Gerli-Porro, permettendoci di rientrare ripercorrendo la stessa strada dell’andata. Questa deviazione è decisamente più lunga, ma ha il vantaggio di avere una pendenza più contenuta, mettendo certamente meno alla prova le nostre ginocchia.