Una storica valle ai piedi delle Prealpi lecchesi, un regno dove l’acqua regna sovrana e il bosco cresce rigoglioso: questa è la Val Varrone, un gioiello da scoprire camminando di alpeggio in alpeggio, certamente uno tra i migliori percorsi per trekking in provincia di Lecco.

Il sentiero che andremo a percorrere parte da Premana, attraversa la valle seguendo il corso del torrente Varrone, salendo sempre più di quota fino a raggiungere il rifugio Casera Vecchia di Varrone, situato in una splendida conca circondata da alte vette. Il sentiero, largo e agevole, ripercorre quella che era l’antica “Via del Ferro”: si tratta di un tracciato di montagna che per secoli è stato utilizzato per trasportare a valle il ferro estratto dalle miniere dell’alta Val Varrone. Una strada storica che ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo industriale di Milano.
Questo intrigante trekking in Val Varrone, in provincia di Lecco, è abbastanza lungo con un dislivello significativo (quasi 1000 metri): nonostante ciò, il sentiero largo, le numerose fontane, ristori e punti di sosta presenti sul percorso rendono l’escursione agevole e relativamente semplice. Per questo può essere effettuata anche in inverno e con presenza di neve, facendo attenzione ai lastroni di ghiaccio che si possono formare. A mio parere, tuttavia, la primavera e l’autunno sono le stagioni migliori in cui camminare in Val Varrone e scoprirne le incredibili bellezze naturali.
L’antica Via del Ferro

Il percorso che affronteremo lungo la Val Varrone ripercorre in gran parte il tracciato dell’antica Via del Ferro. Oltre a essere un’importantissima via di collegamento tra la Valtellina e la pianura lombarda, questa strada permetteva il trasporto del ferro ricavato dalle miniere della Val Varrone, che raggiungeva così Milano. Il contributo della Via del Ferro nello sviluppo dell’industria milanese e lecchese fu davvero enorme.
Le vene metallifere della Val Varrone erano conosciute fin dai tempi dei Romani. L’attività estrattiva fu ulteriormente favorita dai fitti boschi della valle, da cui si ricavava la legna per alimentare i forni fusori. Ma il contributo fondamentale lo diedero soprattutto i corsi d’acqua, che generavano la forza motrice necessaria alle macchine.

Il corso del fiume presso l’Alpe Forni, dove veniva fuso il metallo estratto
Dopo essere stata ampiamente sfruttata dai milanesi sotto le casate dei Visconti e degli Sforza, nel Settecento la via del Ferro fu ristrutturata per volere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Il sentiero preesistente venne allargato e rinforzato per il passaggio dei carri, e vennero tracciati altri tornanti per rendere la pendenza più omogenea. Grazie a questo intervento, nel corso del Settecento si ebbe il picco massimo dell’attività estrattiva. Una curiosità: in quel periodo alcune fornaci erano di proprietà dei Manzoni, famiglia di origine di Alessandro Manzoni.
L’attività estrattiva subì un rapido declino nell’Ottocento. Più avanti, agli albori della Prima Guerra Mondiale, la strada del Ferro fu nuovamente ristrutturata per essere utilizzata come via di comunicazione militare, inglobandola così nel sistema di fortificazioni della Linea Cadorna.
Trekking in Val Varrone: partenza da Premana
La nostra escursione in Val Varrone ha inizio a Premana, in provincia di Lecco, un paese arroccato a circa 1000 m di quota alle pendici del Monte Legnone e al confine con la Valsassina. Premana è conosciuto come “Il paese delle forbici e dei coltelli”, un’attività manifatturiera presente nella zona fin dal 1500, legata ovviamente alla lavorazione del ferro proveniente dalla Val Varrone. Ancora oggi, nonostante le miniere siano chiuse da oltre 100 anni, la produzione di forbici e coltelli viene portata avanti da numerose industrie, imprese a conduzione familiare e artigiani.
Premana si raggiunge da Milano seguendo la superstrada Milano – Lecco. Uscendo a Bellano, seguiamo il tortuoso tracciato della SP62 seguendo le indicazioni per Taceno a Casargo. Come alternativa è possibile uscire a Lecco e seguire le indicazioni per Ballabio e Introbio, per poi confluire sempre a Taceno e raggiungere infine Premana.

Il quartiere industriale del Giabbio, a Premana. Da qui inizia il sentiero per l’alta Val Varrone.
Pochi chilometri prima del centro abitato, appena sorpassato il ponte sul Varrone, prendiamo la strada che si dipana sulla destra e raggiungiamo la zona industriale di Giabbio (824 m), dove lasciamo l’auto in uno dei numerosi parcheggi vicino ai capannoni delle industrie locali.
Alpe Forni e Alpe Casarsa
Ci mettiamo in cammino superando gli ultimi capannoni, oltrepassiamo un caratteristico ponte in pietra e costeggiamo sulla destra il torrente Varrone, seguendo le indicazioni per Alta Valvarrone e Rifugio Casera Vecchia di Varrone. Il tempo indicato per raggiungere il rifugio è di 2 ore e 45 minuti: con una buona gamba, un tempo piuttosto veritiero.

Il ponte in pietra all’inizio del percorso
Il percorso si sviluppa lungo una comoda mulattiera, e prosegue pianeggiante per una ventina di minuti fino all’agriturismo Giabi. Subito dopo, un ponte ci riporta sulla sinistra del fiume, procedendo ora in leggera salita.


Guadagniamo quota, camminando tra i castani e incontrando alcune cappellette a lato della strada. In primavera, periodo in cui ho effettuato questa escursione in Val Varrone, questo tratto si presentava costellato di fiori di Croco, mentre la neve ricopriva quasi completamente l’ultima parte del percorso.

Alla cappella del Pregnadür si trova una prima fontana e alcuni tavoli dove fare una sosta. Superati altri tornanti, arriviamo all’Alpe Forni (1171 m), un tranquillo alpeggio che deve il suo nome all’antica presenza di forni per la fusione e successiva lavorazione del ferro. Il fragore del fiume, che forma in questo punto delle graziose cascatelle, aggiunge ulteriore fascino a questo pittoresco angolo della valle.


Vista sulle baite dell’Alpe Casarsa e Alpe Forni
Alta Val Varrone e rifugio Casera Vecchia
Subito dopo l’Alpe Forni, superiamo altri piccoli nuclei abitati: l’Alpe Casarsa (1183 m) e l’Alpe Vegessa, continuando a camminare su pendenza piuttosto sostenuta. Da questo punto l’ampia e agevole strada agro-silvo-pastorale percorsa finora lascia il posto a un sentiero in terra battuta, piuttosto sassoso ma sicuro, che si inoltra in un bosco di abeti e larici. Ci troviamo finalmente nell’Alta Val Varrone, caratterizzata da un paesaggio decisamente più selvaggio di quanto incontrato fino ad ora: ricco sottobosco, rocce, pozze d’acqua cristalline e un ricco sottobosco si rivelano ai nostri occhi, passo dopo passo.



Ad un primo tratto piuttosto pianeggiante segue una sequenza di ripidi e stretti tornanti, necessari per superare una bastionata rocciosa che chiude la valle. In questo punto possiamo ammirare la suggestiva Cascata del Dente (o “del Dènt”), che fa capolino tra la vegetazione. Nel frattempo, la neve inizia a farsi sempre più presente e alcuni lastroni di ghiaccio rendono la salita più difficoltosa, ma non certo impossibile.

La Cascata del Dente

Un’altra cascata che si può ammirare dal percorso
Superati i tornati e guadagnata la sommità del balcone roccioso, si apre davanti a noi la cosiddetta Conca di Varrone, caratterizzata da una splendida vista dominata dalle moli rocciose del Pizzo Varrone (2.325 m) e del Pizzo dei Tre Signori (2554 m). L’ambiente è ora interamente ricoperto dalla neve, che aggiunge ulteriore fascino alla scena: per proseguire è indispensabile l’uso dei ramponcini.

Continuiamo a camminare verso il rifugio Casera Vecchia di Varrone (1675 m), meta finale del nostro trekking in provincia di Lecco, che rimane nascosto alla nostra vista da un cordolo fluviale. Superato un ponticello, ecco che la struttura diventa visibile. Come suggerisce il nome, si tratta di una vecchia casera ristrutturata e convertita a Rifugio.



Panorama dal rifugio e vista sul Pizzo Varrone, la cima che domina la vallata
Trekking in Val Varrone: altri percorsi nei dintorni e ritorno
Con uno o più pernottamenti, dal rifugio si possono agevolmente raggiungere altre famose mete escursionistiche della zona, come la Bocchetta di Trona, il rifugio FALC o il celebre Pizzo dei Tre Signori. Dal rifugio si possono inoltre raggiungere alcune antiche miniere di ferro abbandonate, da visitare con la dovuta cautela.

Per il momento, noi ci limitiamo a portare a termine in giornata il nostro trekking in provincia di Lecco. Dopo esserci rifocillati al rifugio, imbocchiamo la via del ritorno, ripercorrendo semplicemente la stessa strada a ritroso. La discesa, piuttosto agevole, può essere effettuata senza difficoltà in un paio d’ore di cammino.
