Monteviasco è un piccolo paesino incastonato nella Val Veddasca, in provincia di Varese, non lontano dal confine svizzero. Un borgo dalla storia centenaria che sorge a quasi 1000 metri di quota, caratterizzato da pittoresche case in pietra e… da una scalinata di 1400 gradini come unica via per raggiungerlo. Già, perché a Monteviasco non ci sono strade asfaltate e i mezzi motorizzati non possono accedervi: l’unica via che collega il borgo al “mondo esterno” è una scalinata lunga 1,4 km e che copre un dislivello di 400 m.
Vista su Monteviasco con i paesi della Val Veddasca in lontananza
Fare trekking a Monteviasco e dintorni regala davvero molte emozioni: oltre alla visita al borgo, vi sono vari sentieri che si dipanano dal paese, dando spazio all’esplorazione del territorio circostante. I più audaci e allenati possono anche cimentarsi con la risalita fino alla cima del Monte Polà, intersecando il panoramicissimo sentiero Tamaro-Lema tra Italia e Svizzera.
Monteviasco e la sua funivia: la storia
Il piccolo borgo di Monteviasco, oggi parte del Comune di Curiglia nel luinese, ha una storia molto antica. Secondo una leggenda locale, sarebbe nato grazie a quattro briganti che, per sfuggire alla giustizia, si rifugiarono nei pressi della località montana. Costruite le loro case e sistemati i pascoli, rapirono quattro fanciulle di Biegno (un paesino dall’altra parte della valle) con cui formarono delle famiglie. Di generazione in generazione, il paese si popolò rapidamente.
I vicoli stretti del borgo, con le caratteristiche case in pietra
La storia ci dice invece che il sito fu abitato sin dall’età del bronzo, anche se le prime testimonianze scritte di una comunità stanziale nella zona risalgono al XII secolo. Monteviasco, nel corso dei secoli, fu molto popolato: un atto del 1751 attesta ben 286 abitanti. In epoca napoleonica il comune fu soppresso e annesso a Curiglia, fino a quando, qualche anno più tardi, il governo austriaco gli conferì di nuovo l’indipendenza. Nel 1928, in epoca fascista, il borgo fu definitivamente annesso a Curiglia. Da allora si assistette a un progressivo e inesorabile spopolamento: dai 334 abitanti registrati nel 1928 si passò ad appena 15 anime nel 2018.
Oggi, come già detto, Monteviasco non è raggiungibile tramite strade carrozzabili: le uniche vie di collegamento sono rappresentate da una funivia, oggi non più in funzione, e da una lunga scalinata che si percorre in poco più di un’ora. Questa mulattiera è stata realizzata nel 1813 e collega il borgo a Ponte di Piero, dove termina la strada provinciale 6 della Val Dumentina.
Vista su Monteviasco. Photo credits: Flodur63 via Wikimedia Commons
La funivia di Monteviasco e l’incidente che ha portato alla sua chiusura
Dal 1989 l’isolamento di Monteviasco è stato mitigato dall’apertura di una funivia, di proprietà del comune di Curiglia, che permetteva il trasporto di merci e persone dal paese a valle e viceversa. L’infrastruttura restò in funzione fino al 12 novembre 2018: quel giorno ci fu un incidente durante un intervento di manutenzione, costato la vita a un operaio. A causa dell’inchiesta giudiziaria che ne seguì, la teleferica venne chiusa e sottoposta a sequestro; da allora, non è più rientrata in attività. I lavori di ripristino si sono finalmente conclusi nel 2023; tuttavia, nonostante il bando pubblico, ad oggi non è stato ancora individuato un nuovo gestore.
Una situazione che si ripercuote sui pochi residenti rimasti, sui proprietari di case vacanze, sui ristoratori e naturalmente sul turismo, che potrebbe essere una vera risorsa per rilanciare il territorio e far rivivere il paesino.
L’ex stazione di partenza della funivia, tuttora inattiva
Trekking a Monteviasco: la salita lungo i 1400 gradini della scalinata
Una volta percorsa la strada provinciale 6 da Agra, lasciamo l’auto presso l’ampio parcheggio al termine della strada; poco oltre la stazione di partenza della teleferica, si trova l’inizio della scalinata. Iniziamo la salita, ardua fin da subito, affrontando i circa 1440 gradini in selce. I gradini sono piuttosto alti, in parte sconnessi e alle volte danneggiati, ma stabili. La salita è impegnativa: è lunga 1,4 km con una pendenza costante, che può arrivare anche al 30%, e si percorre in circa 1 ora e un quarto di cammino.
La scalinata per Monteviasco
Si procede quasi sempre all’ombra degli alberi, che aiuta a proteggere molto dal caldo se si affronta il trekking durante l’estate. Il bosco in cui si inerpica l’antica mulattiera pullula di alberi di castagno: se siete amanti delle castagne come il sottoscritto, e magari anche dei funghi, in autunno a Monteviasco potete fare man bassa di entrambe le cose. Quando ho affrontato la scalinata, a ottobre 2021, non ho avuto neanche bisogno di inoltrarmi nel bosco per cercare le castagne: il sentiero ne era letteralmente invaso!
La prima cappella che si incontra salendo la scalinata
Scalino dopo scalino, curva dopo curva, a circa 1/3 del percorso si incontra una piccola cappella eretta in occasione della visita pastorale qui effettuata dal Cardinale Schuster. Un po’ più avanti la Cappella del Redentore segna i 2/3 del percorso. La chiesa della Madonna della Serta ci indica infine l’ingresso a Monteviasco; poco distante scorgiamo anche la stazione di arrivo della teleferica.
La Chiesa della Madonna della Serta alla fine della scalinata
Ci perdiamo a esplorare il caratteristico borgo, costellato da case basse con pareti in pietra, caratteristici tetti in lucente piode e balconi in legno. Anche i viottoli sono lastricati in pietra, così come le numerose fontane alle quali è possibile abbeverarsi e fare scorta d’acqua per dopo.
Tra gli edifici di rilievo segnalo la chiesetta dei Santi Martino e Barnaba con il suo campanile, il lavatoio risalente al 1833 e una terrazza da cui si gode un ottimo belvedere sulla Val Veddasca. In paese vi sono anche 3 ristoranti in cui è possibile rifocillarsi e fare una pausa (consiglio di verificare giorni e orari di apertura prima di recarvisi).
Panorama dal belvedere presso la chiesa principale del paese
Proseguendo verso il Monte Polà
Se si vuole continuare il trekking a Monteviasco, dal paesino partono vari sentieri che si diramano nei dintorni. Dall’alpe Frascnett, al limitare del paese, parte la stretta mulattiera che porta al Monte Polà (1742 m), una delle cime più alte delle prealpi varesine. La mulattiera si sviluppa in leggera salita nel bosco, lasciando intravedere tra gli alberi l’Alpone di Curiglia. Dopo circa 2 km gli alberi scompaiono e la salita si fa decisamente più vertiginosa: stiamo risalendo le pendici del Monte Polà. Nella mia escursione, a causa dell’ora tarda, non mi sono spinto oltre questo punto, ma riporto ugualmente il percorso completo: dopo 1 km e 300 ulteriori metri di dislivello, si arriva alla Capanna Merigetto (1498 m), un bivacco gestito dal CAI di Germignaga dove si può sostare per la notte (aperta solo su prenotazione). Affrontando poi gli ultimi 240 m di dislivello si guadagna la vetta del Monte Polà (1742 m). Da qui, tra l’altro, passa il famoso sentiero della Traversata Tamaro-Lema, molto panoramico, che collega tra loro varie cime montuose delle prealpi.
Il ritorno avviene seguendo a ritroso lo stesso percorso dell’andata, rifacendo la scalinata in discesa (prestare attenzione all’elevata pendenza). Un’alternativa è data da una deviazione che si incontra dopo circa 1 km da Monteviasco e che, girando lungo il versante montuoso opposto, porta al paese di Curiglia passando dall’Alpone di Curiglia. Da lì si prosegue camminando lungo la strada provinciale fino al parcheggio di Ponte di Piero.
L’isolamento di Monteviasco: una speranza per il futuro
Monteviasco visto dalla vetta del Monte Cadrigna: da questa foto si percepisce quanto il borgo sia isolato.
Monteviasco, così come i suoi dintorni, è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato: la pace e la natura regnano sovrane. Il silenzio magico di cui si gode in questi luoghi rischia però di diventare un silenzio freddo e perenne. Monteviasco è infatti a forte rischio di abbandono: gli attuali residenti, in gran parte anziani, sono ormai abituati a vivere tra disagi e rinunce. Senza la funivia e senza mezzi di collegamento, per queste persone diventa molto arduo procurarsi generi di prima necessità, medicinali e qualsiasi altra cosa di cui necessitino.
La burocrazia italiana, sempre oltremodo lenta, ha fatto sì che la funivia, a 6 anni dall’incidente che l’ha fermata, non abbia ancora trovato un nuovo gestore.
Quello del 2023-2024 è stato il sesto inverno di totale isolamento per gli abitanti del borgo. Non lasciamo che ne sopraggiunga un altro. Rompiamo il silenzio. Il silenzio magico, ma carico di sospiri, di Monteviasco.